Una storia da raccontare altrove, perché nessuno è profeta in patria

Colpisce il fatto che, oltre-frontiera, si sia disposti a parlare di noi. Abbiamo sempre detto che sulla Lodigiani, ma anche su di noi, bisognava scrivere un libro. O qualcuno avrebbe dovuto farlo. Il nostro Terry non ha proprio scritto un libro, ma ha elaborato un lungo articolo per un noto sito pallonaro inglese, "In bed with Maradona". Nel suo pezzo Terry, con molta pazienza, lucidità e capacità di analisi, parla della storia della Lodigiani e del nostro gruppo dal 2004 in poi. Sinceramente, per quanto sia dentro a quanto successo da ben più di 7 anni, non so se sarei stato in grado di rendere l'idea della nostra incredibile avventura con un potere di sintesi pressoché perfetto. Ma,  a parte un grazie sentito al nostro amico per averci dato spazio (e aver dedicato tempo alla questione), voglio spostare la riflessione su un altro aspetto che mi preme: all'estero la nostra storia va, forse perché racconta un paradosso che in altri Paesi non è mai successo, o non in questa maniera. Una storia inedita, appassionante a tratti, che fa capire a chi ci vede da fuori quanto sia marcio il mondo del calcio nostrano sin dalle serie inferiori. Ma, mentre fuori dall'Italia qualcuno ti offre clamorosamente la sua attenzione, da noi non è così. Esiste il cosiddetto "albo dei giornalisti", controllato da varie lobby di potere, creato dal governo  Mussolini per tenere a bada la stampa. Nonostante la caduta del fascismo e la nuova Costituzione Italiana sancisca assoluta libertà di stampa (solo formale ma non sostanziale), l'ordine non è stato abolito. Di più: il 99% dei giornali che trovate in edicola (sola eccezione il Fatto Quotidiano) percepisce una cifra variabile da qualche decina di migliaia di Euro a qualche milione sotto forma di rimborso da parte dello Stato (coi soldi nostri quindi); spesso si tratta dsi giornali che hanno così pochi lettori che in edicola non  sopravviverebbero neanche un giorno. Essendo così vitale per quasi tutta la stampa servirsi di questi sostanziosi fondi, nessuno alza la voce contro i potenti. di qualunque risma essi siano. Il giornale nazionale scodinzola davanti al parlamentare così come il piccolo giornale (o la piccola tv, fate voi), scodinzola dinnanzi al solito signorotto di provincia. Ma d'altronde come possiamo pensare di sopprimere un retaggio fascista se la mentalità del nostro Paese è ferma a quella dei Comuni? Di certo, e questo è quello che conta in questo contesto, di informazione sulla rete ce n'è poca (informazione reale) e spesso poco conosciuta, ed è difficile farsi sentire in certi contesti. Il più che possiamo vedere è Piero Tulli che (fatto successo ieri) durante una trasmissione televisiva riceve gli auguri di compleanno da uno dei Fedelissimi Lodigiani (?????), ma d'altronde parliamo di Rete Oro e di Sportinoro, penso sia inutile da aggiungere altro. Del resto, anche noi stessi, questa estate abbiamo capito, in ambito di media, di chi fidarci, di chi parzialmente, e di chi evitare in maniera palese. Per le future battaglie, quindi, aspettatevi un più grande risalto all'estero che qua. La voce dei piccoli, in Italia, raramente riesce a farsi sentire in maniera chiara e distinta.

Il link diretto all'articolo (in Inglese: http://inbedwithmaradona.com/journal/2011/9/19/fighting-a-losing-battle-with-calcio-moderno-this-is-as-lodi.html

Il link tradotto con google (traduzione approssimativa,se potete leggetelo in lingua originale): http://translate.google.it/translate?sl=en&tl=it&js=n&prev=_t&hl=it&ie=UTF-8&layout=2&eotf=1&u=http%3A%2F%2Finbedwithmaradona.com%2Fjournal%2F2011%2F9%2F19%2Ffighting-a-losing-battle-with-calcio-moderno-this-is-as-lodi.html


Deliri di mezza Estate

 
Dal sito di Passione Calcio
 
Lodigiani, la fenice del calcio regionale
Tulli e Cionci uniti per far rinascere il club
 
Di Luca Lo Iacono

Il passato ha un odore, un colore, e lascia dietro di sè ricordi a tinte monocromatiche. Quasi sempre però ha anche una fine. E quanto visto oggi con il crack dell'Atletico Roma ne è la prova tangibile. L'ingloriosa fine del club dei Ciaccia, che avevano rilevato il titolo dalla Cisco che a sua volta aveva fatto altrettanto con la Lodigiani, ha spento una fiammella che durava fin dal 1983 quando il team guidato da Attardi conquistò la C2. I ricordi di quella gloria ed i trionfi che hanno contribuito alla nascita del modello Lodigiani, oggi più che mai sono però solo fotografie ingiallite nelle vecchie segreterie polverose. In pochi giorni infatti Lodigiani e Atletico Roma sono sparite dal calcio regionale, uccise o suicidatesi poco importa. Finite insomma nei crismi del passato che per quanto glorioso, come detto ha una fine. La storia però fortunatamente non ha epilogo e la Lodigiani è come Misery. Semplicemente non deve (e non può ) morire. Per questo Cionci e Tulli (ahahahahahahahahahahaha!!!!! Ndr), due giganti (ahahahahahahahahahahahahahaha ndr) che fecero grande il club (quale club? ndr), stanno da giorni lavorando sotto traccia  per ricostruire una nuova società ex novo che possa rinascere dalle ceneri dell'Atletico Roma facendo sorgere una nuova squadra da assurgere al ruolo di terza squadra della capitale in pochi anni. Per il momento c'è poco più di un'unità di intenti, ma dopo i fatti odierni i due imprenditori potrebbero decidere di dare una stretta finale alla manovra di ricostruzione. In una lettera inviata alle istituzioni infatti Cionci e Tulli si sono già detti favorevoli a rientrare nel club con investimenti mirati, ma una condicio sine qua non è quella del campionato di appartenenza dal momento che vorrebbero partire soltanto dalla serie D per coniugare un progetto basato sui giovani come il modello Lodigiani imponeva nei tempi dorati. Altro nodo da scioglere, oltre ovviamente a quello dello stadio, sarà quello del nome dal momento che il marchio è in mano a Malvicini ed è dunque da escludere un riferimento diretto al nome Lodigiani. Ad oggi dunque la situazione è poco più di un'idea primordiale, ma la macchina si è messa in moto e così   come la storia sarà difficile fermarla.
 

Dall’ultimo Comunicato Ufficiale FIGC Lazio
 
Si da atto che la società LODIGIANI CALCIO previa rinuncia al Campionato di competenza, ha avanzato istanza al fine di conservare la matricola assegnata e l’anzianità di affiliazione maturata per partecipare al Campionato di Terza Categoria Under 18 con mantenimento del vincolo per i calciatori in età per tale campionato.

 
 
Raaaahhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!!!! Uaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhh!!!!!!!! Delirio! Pazzia! Queste notizie, se non si stesse consumando un dramma in piena regola, sarebbero delle barzellette! Cazzo,  è da poco che ho fatto una battuta: “Mo che è venuto fuori Longarini prima o poi risbucheranno fuori pure quella della Cisco”! Chiamatemi Nostradamus, anche se non mi aspettavo tempi così brevi! Lavoro “sotto traccia” dice il buon Luca Lo Iacono, quello che starebbero facendo il “dream team del calcio romano”, Tulli e Cionci per ricreare la Lodigiani! In effetti giusto così si può definire il loro lavoro, visto che stanno risbucando fuori come i sorci dalle fogne (cit. “Voce in Capitolo” numero 8)! Non so cosa dire: roba del tipo: “ma questi non hanno ancora capito? Ancora così stanno? Mandano le lettere alle istituzioni, ma non sanno che è con NOI che devono fare i conti? La Lodigiani è “roba nostra”. Anzi, dico di più: la terza squadra di Roma è “roba nostra”. Finisce l’Atletico Roma? Si pensa a ricostruire la Lodigiani, mica l’Atletico o peggio ancora la Cisco! E bravo sempre Lo Iacono, che dice che la Lodigiani è come “Misery”: non deve morire! Ma, sempre per citare Stephen King a me Cionci e Tulli, il “dream team”( manca solo il jolly Appetiti che tanto risbucherebbe fuori alla grande al momento giusto) fanno pensare piuttosto ad IT, o a “Desperation”. Eppure il nostro ultimo comunicato, che i Tulli hanno sicuramente letto diceva: “Questa è la triste realtà di cui oggi prendiamo atto: progetti che non si sono riusciti a portare avanti per ostruzionismo legato a puri interessi economici, personaggi che si sono sempre riciclati nel calcio che continuano a creare la devastazione totale ovunque passano, una storia tremenda come la nostra che non ha insegnato nulla a nessuno, una Lodigiani che vede di fatto la propria sparizione proprio nell’anno in cui avrebbe dovuto festeggiare i suoi 40 anni di esistenza”. Possibile che a questi non siano fischiate un minimo le orecchie? Va ricreato un terzo polo calcistico romano, e, visto che ogni alternativa è inutile, si deve chiamare LODIGIANI. E’la storia che lo esige. Ma a ricrearla dovranno essere personaggi NUOVI, e non riciclati come la carta. Serve un controllo del marchio da parte dei tifosi e di chi tiene alla Lodigiani, il resto sono chiacchiere. Basta cazzate. Tulli e Cionci possono scrivere lettere a tutte le istituzioni che vogliono, per quanto mi riguarda possono scrivere anche al Papa o ad Obama, ma alla fine i conti li dovrebbero fare con noi, e non si devono azzardare minimamente a fare riferimenti alla Lodigiani. Vogliono rifare la Cisco? Si accomodassero, tanto farebbe la fine della precedente. Vogliono chiamarla Sporting Roma, Mens Sana Roma, Capitolina Roma, Gladiatori Roma o come gli pare a loro? Sempre la stessa fine faranno, perché ogni tentativo dovrà fare i conti con due fattori di non poco conto: storia e tradizione. Il resto è aria fritta. Mi verrebbe da dire “meno male che è Malvicini ad avere il marchio”. Ma non è così. Purtroppo Malvicini negli ultimi 11 anni il marchio Lodigiani non lo ha più saputo gestire. Ne ha tenuto il possesso come un genitore attaccato morbosamente al figlio, ma ha sbagliato. A Settembre, quando lo vedrò, non esiterò a dirglielo. Insisto: la gestione del marchio è ora che passi di mano, ma non a parvenu e riciclati, ma a gente affidabile. Nuova. Aria fresca. Stile Lodigiani, immagine pulita. A proposito di stile, almeno un commento lo merita ciò che ha fatto la Lodigiani con la propria squadra Juniores: è stata iscritta una squadra in serie Zz, ovvero la terza categoria under 19, che teoricamente dà l’accesso in Seconda, de facto è solo una maniera, peraltro poco pulita, di non svincolare i ragazzi Juniores. Noi valuteremo anche questa situazione, se io fossi uno dei giocatori che non riescono a svincolarsi non scenderei in campo. Un’umiliazione per loro, un’umiliazione per i 40 anni della nostra storia. Ma del resto, loro in fatto di calcio la sanno Longa, pardon lunga (scusa Roscio ti ho fregato la battuta). Delirio!


Alla fine solo la storia vince sempre

 
19 Giugno, sfuma il sogno dell’Atletico Roma, niente serie B, passa la Juve Stabia. Non regge più l’alibi che l’Atletico non è più la Cisco, che i Ciaccia hanno cambiato i colori sociali, che hanno rotto un pò col passato (più che altro quello scomodo dell’era-Tulli), e che, si dice, abbiano persino provato a ridare alla squadra il nome Lodigiani. E’vero, l’Atletico non possiamo odiarlo quanto abbiamo odiato la Cisco, può non stare neanche in grande antipatia, eppure, oggi come col Taranto, abbiamo gufato tutti Atletico Roma. Nessuno escluso. E credo sia un dato di fatto che ora stiamo godendo. L’Atletico Roma in serie B. No, sarebbe stato troppo. Perché è la Lodigiani la terza squadra di Roma, perché potevamo, dovevamo stare noi al loro posto, perché loro sullo scudetto si fregiano di quel 1972 che non gli appartiene, perché loro vorrebbero festeggiare i 40 anni di storia. Ma dove e come, se non ne hanno neanche uno, di anno di storia?
 
L’Atletico Roma non è calcio, ma è denaro, potere e politica. Prendiamo la famiglia Ciaccia. Un passato nel Fregene Calcio, anche lungo, e se non sbaglio pure al Maccarese. Imprenditori edili, i fratelli, di un certo rilievo. Ma poi si allargano oltre il litorale di Roma Nord, il lavoro ingrana, arrivano gli agganci giusti, quelli che ti fanno lavorare per davvero, e loro entrano nella società che comanda, quella che conta. E allora non basta più un Fregene Calcio per rappresentarsi, serve di più, serve il salto di qualità anche nel calcio. C’è la Cisco che sta finendo, e allora ecco l’acquisto, con un’idea: cambiargli un nome inglorioso, fare una squadra vincente, e soprattutto, far diventare il Flaminio un salotto della politica che conta. L’Atletico non fa propaganda di proselitismo come la Cisco, ai loro dirigenti basta riempire la tribuna autorità, facendola diventare il settore più caldo dello stadio, chiaramente escluso il settore ospiti quando hanno ammesso i sostenitori non tesserati. Nella tribuna del Flaminio si discute di politica e altri affari, il calcio è solo uno sfondo, un valore aggiunto, anche se la squadra ha il dovere di rappresentare l’immagine vincente dei loro padroni. Una squadra che ha il figlio di Previti come secondo in panchina ricorda molto la squadra libica in cui giocava il figlio di Gheddafi, un’altra situazione, certo, ma i meccanismi sono gli stessi. Nel calcio, come nell’edilizia, come qualsiasi cosa in questo Paese.
 
Una volta, una terza squadra di Roma, in lotta per la B, avrebbe attirato una folla immensa. Per Lodigiani – Salernitana, che peraltro era una semifinale, ci volle l’Olimpico, spettatori romani oscillanti tra i 5000 e i 7000. Non di certo i meno di 500 al Flaminio (ospiti esclusi) col Taranto o i 7-800 di oggi con Stabiesi e gufi vari infiltrati a scrocco in tribuna coperta. Storie diverse, calcio diverso.

Certo, qualche analogia tra la Lodigiani di ieri e l’Atletico Roma c’è. Non c’è dubbio che anche la Lodigiani ha scalato qualche categoria con l’acquisto di un titolo, che anche la Lodigiani ha goduto di agganci potentissimi e di favori, e che rappresentava una grande, grandissima industria italiana, di quelle che oggi mancano e che rimpiangiamo. Il resto è tutto diverso. Il titolo preso dalla Lodigiani poi, era quello della Maiacat, squadra aziendale che aveva già deciso di togliere baracca e burattini. La Lodigiani non era neanche la sola squadra aziendale di allora, ve ne erano tante in Promozione a girone unico (l’attuale Eccellenza, e vincendo si andava in serie D): Tor Sapienza Voxon, Golagomma, Stefer, Sigma Tau, Forgav, Assiroyal, Bancoroma, Acotral, solo per citare quelle che la Lodigiani ha affrontato negli anni del dilettantismo. Perché il dilettantismo di allora non era solo squadre di paese o quartieri, ma veri e propri dopolavori, peraltro ben organizzati a livello sportivo. Ma la Lodigiani, rispetto a quelle squadre, e, soprattutto, rispetto all’Atletico Roma, ha sempre avuto un qualcosa in più: ha avuto la passione di gente competente alle spalle, ha iniziato dal basso, dai tornei aziendali, per poi scalare le categorie, anche se, prima di farlo, ha calcato campacci di terra a non finire. Così come era un campaccio l’allora Francesca Gianni , in terra, tra le campagne. La Lodigiani lo prese in gestione e lo fece diventare il centro che oggi conosciamo. Il quartiere è diventato parte sempre più integrante del progetto, fino a diventare un tutt’uno con la squadra. Passione poi allargata ai quartieri limitrofi e a Roma intera infine. E già dagli anni della Promozione la Lodigiani gettava le basi del “modello Lodigiani”, con un’attenzione totale a tutte le squadre del settore giovanile. Altro che squadra aziendale che campa solo con le rendite dei propri finanziatori. La Lodigiani Costruzioni finanziava, inutile negarlo, e anche grazie a quei soldi, e a quegli agganci, è cresciuta. Ma per il resto ha fatto tutto da sé, combattendo contro realtà altrettanto potenti. Poi anche quando la Lodigiani è entrata nell’Olimpo dei professionisti ha continuato a riempire le tribune non più del Francesca Gianni, ma dello stadio Flaminio. Un idillio assoluto, che ha avuto il culmine nel già citato spareggio del Giugno’94 contro la Salernitana. Poi la Lodigiani ha perso parte del suo pubblico, comunque numeroso in partite di cartello o play out, ha traslocato spesso al Tre Fontane, ha perso parte del suo appeal, ma fino al 2004 a Roma è stata una realtà assoluta, costruita con sforzi devastanti e sacrifici a non finire. E allora cos’è l’Atletico Roma? E’ il nulla, è lo specchio della società di oggi, dove puoi avere tutto se puoi comprare tutto, se hai gli amici nei posti che contano. E’il calcio di chi non ha né radici né tradizione, e di conseguenza, neanche un futuro. E’ un calcio che anche la gente non comprende più. I numeri di spettatori avuti quest’anno dai biancoblu sono stati agghiaccianti, una squadra seconda con 100 spettatori al Flaminio è imbarazzante, così come i play off senza praticamente un seguito, tribuna autorità esclusa, qualche ingenuo, e qualche noto pagliaccione a pagamento. Almeno alla gente questo calcio, sempre più lontano dalla vita di tutti i giorni, non piace.
 
Eppure loro oggi, hanno perso, e forse era naturale così. Avrebbero perso anche salendo in B, con un contesto simile. Perché alla fine è solo la storia a vincere, e quella non piomba dal nulla. Va costruita giorno dopo giorno.
 
L’auspicio è che la Lodigiani si riappropri della sua storia, perché è vera, sana e autentica. Perché in qualche maniera è sopravissuta al ciclone che si è abbattuto su di lei 8 anni fa e ora può guardare al futuro. Sperando che chi la guida abbia un minimo di coscienza di ciò che la Lodigiani è, con la sua incredibile storia. Il calcio ha bisogno di una nuova, vera, favola Lodigiani.


L'erba cattiva è difficile da estirpare
Nasce (??) la Real (?) Cisco Collatino (!)

Ormai sono alla loro settima reincarnazione tipo i gatti: nati anni fa dal nulla acquisendo il Tor Sapienza chiamandolo Cisco (embé!) Tor Sapienza, hanno presto tolto il distrurbo ridando al quartiere la sua squadra, ma hanno subito rilanciato comprando il Collatino e chiamandolo Cisco Collatino (seconda reincarnazione), datandosi 1968 come il G.S. Collatino, e con questa squadra sono saliti dall'Eccellenza alla serie D; in seguito hanno tolto lo scomodo nome Collatino lasciando, sempre in serie D, il nome Cisco Calcio (terza reincarnazione), finché non hanno pensato di appropriarsi della Lodigiani in serie C, chiamandola Cisco Lodigiani prima (quarta reincarnazione) e per antico vizio, subito dopo, Cisco Calcio (quinta reincarnazione), datandosi indebitamente 1972 (un'involuzione rispetto al 1968 del Collatino). La Cisco in C2 troppo è andata avanti, finché non sono arrivate le buonanime dei Ciaccia che l'hanno acquistata, fatta salire, e rinominata, da quest'anno, Atletico Roma. Tutto finito quindi per la Cisco e il regno della famiglia Tulli? Macché! Già lo scorso anno, in terza categoria, ho visto che il Collatino era rinato, partendo dalla terza categoria. Sfoggiando la mia buona fede verso il calcio ho pensato che erano i vecchi dirigenti del Collatino che, un pò come successo alla Lodigiani, hanno ridato vita al vecchio sodalizio. Niente di tutto questo, a ricrearla sono stati i Tulli (sesta reincarnazione quindi), anche se fino a ieri non ne avevo capito lo scopo.
Per curiosità e per ingannare il tempo stavo leggendo, ieri appunto, gli organici di Prima Categoria, con le ipotesi dei gironi che saranno per la prossima stagione. Chiaramente il mio occhio è andato al girone F, tanto per vedere come sarebbe stato il nostro girone se non fossimo stati promossi…scorro le righe e leggo tra le squadre Real Cisco Collatino….continuo a scorrere l'elenco, poi ci ripenso e torno indietro….cosa?????? Rileggo bene: R-e-a-l-C-i-s-c-o-C-o-l-l-a-t-i-n-o!!! No ma, mi chiedo, come cazzo è possibile? Sapevo che l'anno prima il Collatino aveva ottenuto la promozione in seconda categoria (finalmente i Tulli hanno festeggiato una promozione sul campo!), quindi basta vedere se il Collatino risulta in seconda categoria e magari sarà stato un errore del giornalista…e invece il nome Collatino non risulta tra le squadre di seconda categoria! Conoscendo ormai bene questi squallidi meccanismi ho capito tutto: questi qua, dopo aver scassato il cazzo per anni nel mondo del calcio, dopo aver buttato milioni di euro invano tra dilettanti e professionisti, non sono ancora stanchi delle sberle prese e ci riprovano, chiaramente acquisendo il titolo di non so quale squadra, chiamando la propria squadra Real (non so da cosa sia nato questo geniale spunto) Cisco (embé) Collatino (forse per un antico senso di colpa o forse meglio ancora per convenienza e per far vedere che loro non sono quelli che cancellano la storia delle squadre). Il cerchio è chiuso: la Cisco quindi, defunta dal professionismo, arriva alla settima reincarnazione partendo dalla Prima Categoria.
Il male quindi viene per nuocere? Guardiamo i lati pratici della questione: noi abbiamo sempre i nostri nemici storici (chiaramente parlo a livello di società) da odiare, e un giorno possiamo sperare di incontrarli anche se non so se di vero derby potrà effettivamente trattarsi….gli scalcagnati Bad Side (mai esistiti) possono ridursi l'ingaggio e seguire per coerenza (ahahahahahahah!!!!!) e per onore (uuuuaaaaahhhhhhh) la loro squadra del cuore (ahahahahahaha!!!!!!) ormai decaduta tra i bassifondi del dilettantismo laziale! La famiglia Tulli può sperare in un ventennio di salire in serie A! Se un giorno gente tipo Tissi venisse sbolognata dalla Lodigiani potrebbe sempre tornare dai vecchi, cari, affezionatissimi padroni!


Tutelare l'immagine


L'unico momento di gloria della Cisco, se così si può dire, è stato proprio nell'ora della sua morte…un sin troppo generoso destino per una squadra che mai doveva esistere e che  persino i Ciaccia stanno rinnegando, visto che ora partiranno col nuovo progetto dell'Atletico Roma con nuovi colori sociali e abbandonando (speriamo) la pretesa di essere nati nel 1972. Ciò nonostante non mancano le note stonate, e ci riferiamo a chi continua sulla carta stampata a parlare di eredità tra Lodigiani e Cisco facendo paragoni improponibili tra le due società. Prendiamo per esempio l'articolo a piena pagina di Tiziano Pompili (?) sul Messaggero di oggi…sembra che a salire sia stata la Lodigiani…che oltre ad essere nominata 5 volte in un articolo, vede il suo nome accostarsi ad una situazione completamente estranea alla società di via della Capanna Murata…forse il giornalista in questione non è molto informato sulla storia calcistica della capitale, o più semplicemente scrive in malafede (con tutto che il portafoglio dei Tulli si è serrato da tempo e i Ciaccia non hanno interesse a prendersi ciò che non è loro)…come si può continuare a scrivere che la Lodigiani è di fatto la Cisco? Che la Cisco è nata dalla fusione di Collatino e Lodigiani? Che Ciofani è l'alter ego di Toni? Ma questo è fantacalcio, sono corbellerie dell'altro mondo! Strano tutto ciò, perché il Messaggero ha pubblicato, pochi giorni fa, un bell'articolo proprio sul ritorno della Lodigiani (lo trovate anche sulla prima pagina di http://www.lodigianistilecasa.net). Ritenendo improponibile una rettifica da parte del giornalista (?), dovrebbe essere la società Lodigiani stessa a farsi sentire presso le redazioni dei giornali che continuano a scrivere una storia calcistica completamente inventata, pertanto sarebbe necessario che la nostra società alzi, dopo anni di silenzio, la voce, e coi mezzi opportuni a disposizione, tuteli la propria immagine…anche perché internet non è ancora a portata di tutti per conoscere la verità, e certi articoli del cazzo possono essere persino creduti. Alla società conviene procedere come sto dicendo, altrimenti poi nessuno si meravigli se la gente porterà i propri ragazzi alla Cisc…..ops, all'Atletico Roma pensando che sia la vera Lodigiani! Per paradosso anche la neo Atletico Roma, se vuole veramente rinnovare la propria immagine, dovrebbe letteralmente abbandonare ciò che la Cisco ha creato, e chiedere anch'essa, se non altro, almeno una rettifica. Noi al più presto ci faremo sentire, chi di dovere faccia lo stesso.


BYE BYE CISCO

In questi giorni si sta concretizzando una situazione che già avevamo saputo da mesi, grazie ad una fonte che poi si è rivelata attendibile: i fratelli Ciaccia, gente che evidentemente non ha ereditato l'idiozia dei propri predecessori, ha indetto sul proprio sito un referendum per rinominare la squadra. I Ciaccia non avevano più interesse a chiamare la squadra Cisco,  hanno provato a contattare la nostra dirigenza per ridare il vecchio nome alla società biancorossa (e anche se il tentativo si è concluso con un nulla di fatto va comunque il nostro apprezzamento per l'intento, segno evidente che chi sa fare calcio conosce la vera storia del calcio capitolino), ed infine ha deciso di indire un referendum che secondo me è solo di facciata, visto che negli ambienti del calcio romano già si sa che da tempo che si è deciso il nome Atletico Roma, che è appunto fra quelli proposti, tutti talmente succulenti che quasi quasi anche noi faremo una votazione. I nomi proposto sono:

– Atletico Roma (vincitore designato)
– Roma Capitale (AVE!)
– Parioli Roma (uargh!)
– Urbe Capitolina (strauargh)
– Roman FC (impraticabile perché riprende uno dei nomi storici del calcio romano, squadra che ha cofondato l'AS Roma e squadra anche presente in seconda categoria laziale)
– Viene comunque lasciata libertà di proporre un nome alternativo (e qui sarei curioso di sapere quanti ignari votanti hanno scelto Lodigiani!)

Comunque, a parte questa nota di colore, quello che conta è che i Ciaccia ci hanno liberato da un grosso peso. La squadra più antipatica d'Italia se ne sta andando! Bye bye senza nessun rimpianto!


La storia dei due Bohemians Praga
Utile per chi confonde o mistifica la storia, o per chi la ruba o ha intenzione di rubarla

Il Bohemians Praga è uno dei club più prestigiosi della Repubblica Ceca, forse il più popolare di Praga. Fondato nel 1905, colori biancoverdi e stemma il celebre canguro (in ricordo di una tournée australiana nel 1927 nella quale alla squadra furono regalati 2 canguri). Nel 1983 vince il titolo Cecoslovacco, primo e unico scudetto della propria storia (segue un secondo posto due campionati dopo).

Nel 2005 il club fallisce, e la proprietà del marchio viene affittata ad una squadra di serie C, lo Střížkov di Praga 9, che da quel momento prende il nome di Bohemians Praga. Nello stesso tempo un trust di tifosi (tipo quello del Wimbledon qualche anno prima) raccoglie fondi, acquista l’AFK Vršovice, militante anch’esso in terza serie ( Vršovice è il  quartiere di Praga dove il Bohemians è nato e ha sempre giocato), ma a causa dell’affitto del marchio allo Střížkov il nome del club diviene Bohemians 1905. Tutti i tifosi scelgono quindi di seguire il club (ri)fondato dagli stessi tifosi, avente sede nel vero quartiere del Bohemians, e non il Bohemians di  Střížkov, mero utilizzatore del marchio, risiedente in tutt’altra zona di Praga. In terza serie la stagione 2005/06 vede gli unici due derby tra le due "cugine"(prima di quello giocatosi domenica scorsa e finito 0-0), con due pareggi e tanto odio da parte dei tifosi del Bohemians 1905 verso chi ha rubato marchio e nome della squadra, con la pretesa di rubarne anche la storia. Lo Střížkov finisce terzo, il Bohemians quarto, ma ai play off viene promossa come terza squadra in serie B, mentre il Bohemians di Střížkov rimane in serie C. Una soddisfazione non da poco per i tifosi del vero Bohemians, che nella stagione successiva 2006/07 si ripetono e conquistano la massima serie della Repubblica Ceca. Sembra la fine di un incubo per i supporters biancoverdi, eppure non è così. Intanto è il Bohemians di Střížkov a detenere ancora la proprietà del marchio, senza alcuna volontà di mollarlo e, sempre nella stagione 2006/07 anche lo Střížkov ottiene la sua promozione della serie C alla serie B. La stagione 2007/08 vede il ricomparire nei campi che contano la tifoseria dei canguri, sin dalla serie C seguita da migliaia di appassionati, quindi tornano i derby con i cugini dello Sparta e dello Slavia. Purtroppo i biancoverdi del Bohemians 1905 retrocedono per pochi punti in serie B, mentre il Bohemians di Střížkov sigla la doppietta essendo promossa in serie A. Nella stagione 2008/09, quela conclusasi pochi mesi fa, il Bohemians di Střížkov con un finale di stagione incredibile riesce a salvarsi in serie A, mentre il Bohemians 1905, con gran merito, torna in serie A , facendo esplodere di gioia i suoi tanti appassionati.

Nel frattempo, prima di questa stagione, la querelle legale tra i due Bohemians ha fatto registrare una importante vittoria del Bohemians 1905, poiché un tribunale ceco gli ha riconosciuto legittimo l’uso del canguro e dei colori biancoverdi, nonché della storia appartenuta al precedente Bohemians. Il solo Bohemians 1905 può dunque mettere 1905 come anno di fondazione, mentre lo Střížkov deve considerarsi del 2005.

Il Bohemians di Střížkov invece di mollare la presa ha rilanciato duramente, nonostante sia diventata la squadra più odiata della Repubblica Ceca, seguita in casa, nonostante la serie A, da poche centinaia di appassionati. Il club di Praga 9, invece di accettare il fatto di essere un surrogato dei veri Bohemians, si è attaccato al fatto che il nome dei rivali, Bohemians 1905, non può essere accettato in quanto la squadra non è del 1905 ma del 2005 come lo Střížkov.

Si arriva dunque a Domenica scorsa, quando, dopo 3 anni e mezzo, si è rigiocato il derby tra i due Bohemians in casa dell’odiato club di Střížkov. Il presidente di quest’ultimo, proprio a causa della querelle sulla data di fondazione dei due club, aveva dapprima minacciato di non far giocare la squadra, poi si è "accontentato" di mettere il prezzo unico di ingresso a 300 Corone (quando un ingresso nel campionato Ceco va, a seconda dei settori, dalle 50 alle 200 Corone). Sull’altro fronte i tifosi del Bohemians, ma anche la società, hanno preparato nei minimi particolari la giornata dell’orgoglio del Bohemians: di fatti molti tifosi, un migliaio circa, hanno tutti marciato dalla stazione vicina allo stadio in corteo con striscioni tematici ( http://www.bohemians1905.cz/foto/zapas/1007/-/St%C5%99%C3%AD%C5%BEkov%20-%20Bohemians%201905-Fotogalerie.aspx ),  rigorosamente con la maglia da trasferta gialla, e non quella tradizionale biancoverde, in quanto in quell’occasione è stata usata dal club di Střížkov. Dentro lo stadio i 4000 spettatori del Bohemians 1905 (in molti hanno disertato per non regalare le 300 Corone ai rivali) hanno di fatto giocato in casa, avendo di fronte la tribuna di casa semi-deserta. E pazienza se per il terzo match di fila su tre si è finiti in pareggio, quello che conta è aver sostenuto al propria squadra nel momento più basso della propria storia, nel 2005, combattendoe vincendo su un club, lo Střížkov,  che si voleva appropriare della storia che non gli apparteneva, solo in virtù del potere dei propri soldi.

Perché ho scritto questa storia, alla quale mi sono veramente appassionato? Semplice…perche’, per chi conosce la storia della Lodigiani, vi si trovano molte analogie tra quanto successo tra Cisco e Lodigiani, e persino più simile è il caso di Wimbledon e Milton Keynes Dons in Inghilterra e, in Austria, di Red Bull Salisburgo e Austria Salisburgo. Con una differenza emblematica, gigante e sostanziale: che la dirigenza del Bohemians 1905 (come quella del Wimbledon e dell’Austria Salisburgo) ha lottato di fronte alle ingiustizie subite, ha fatto cause, ha difeso la propria storia e il proprio nome! La nostra dirigenza questo non lo ha mai fatto: non ha mai voluto riappropriarsi del vero nome, sta facendo passare anni prima di ricostruire la prima squadra, non ha difeso la propria storia, non la ha rivalutata, e ha fatto si che solo noi pochi appassionati oggi ci possiamo fregiare di aver fatto, se non altro, conoscere la storia di come la Cisco ci ha tolto la Lodigiani…solo grazie a noi la Cisco è una squadra odiata. Però che rabbia vedere il sito ufficiale del Bohemians 1905 recante la scritta "C’è un solo Bohemians"e vedere l’apatia che la nostra dirigenza ha avuto nei confronti della propria storia. Da noi si pensa alle scuole calcio, alle giovanili, alla Borghesiana, ma si è scordato che la vera Lodigiani era la prima squadra, e che ha fatto la storia che ha fatto. Una dirigenza del Bohemians 1905 avrebbe fatto battaglie contro la Cisco e contro i giornalisti che sostengono, in mala fede, che la Cisco ha la storia della Lodigiani, quando tutti sanno che non è così. Una dirigenza del Bohemiams 1905 non avrebbe mai permesso ad un giornalista del cazzo qualsiasi di dire che i vari Toni, Totti, Di Michele, Moretti e così via erano giocatori della Cisco anziché della Lodigiani. La dirigenza del Bohemians 1905 non avrebbe mai permesso alla Cisco di scrivere 1972 sul proprio stemma, né di far scrivere a qualcuno che il Francesca Gianni o il Flaminio sono un pezzo della storia della Cisco. E allora, dirigenti dei miei stivali, svegliatevi, perché il patrimonio storico della Lodigiani che avete fra le mani è immenso e voi non lo state curando affatto! Non lasciate che passi altro tempo che tutti si scordino la storia, non vi fate mettere i piedi in testa da signori che vogliono la nostra eredità senza averne i diritto, e valorizzate ciò che avete tra le mani. La storia è una e non bisogna permettere a nessuno di riscriverla a proprio piacimento! Avete deciso, dal 2005, di far continuare il nome Lodigiani? E allora non scordate mai del peso, e della storia, che questo nome comporta!


 

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