Deliri di mezza Estate

 
Dal sito di Passione Calcio
 
Lodigiani, la fenice del calcio regionale
Tulli e Cionci uniti per far rinascere il club
 
Di Luca Lo Iacono

Il passato ha un odore, un colore, e lascia dietro di sè ricordi a tinte monocromatiche. Quasi sempre però ha anche una fine. E quanto visto oggi con il crack dell'Atletico Roma ne è la prova tangibile. L'ingloriosa fine del club dei Ciaccia, che avevano rilevato il titolo dalla Cisco che a sua volta aveva fatto altrettanto con la Lodigiani, ha spento una fiammella che durava fin dal 1983 quando il team guidato da Attardi conquistò la C2. I ricordi di quella gloria ed i trionfi che hanno contribuito alla nascita del modello Lodigiani, oggi più che mai sono però solo fotografie ingiallite nelle vecchie segreterie polverose. In pochi giorni infatti Lodigiani e Atletico Roma sono sparite dal calcio regionale, uccise o suicidatesi poco importa. Finite insomma nei crismi del passato che per quanto glorioso, come detto ha una fine. La storia però fortunatamente non ha epilogo e la Lodigiani è come Misery. Semplicemente non deve (e non può ) morire. Per questo Cionci e Tulli (ahahahahahahahahahahaha!!!!! Ndr), due giganti (ahahahahahahahahahahahahahaha ndr) che fecero grande il club (quale club? ndr), stanno da giorni lavorando sotto traccia  per ricostruire una nuova società ex novo che possa rinascere dalle ceneri dell'Atletico Roma facendo sorgere una nuova squadra da assurgere al ruolo di terza squadra della capitale in pochi anni. Per il momento c'è poco più di un'unità di intenti, ma dopo i fatti odierni i due imprenditori potrebbero decidere di dare una stretta finale alla manovra di ricostruzione. In una lettera inviata alle istituzioni infatti Cionci e Tulli si sono già detti favorevoli a rientrare nel club con investimenti mirati, ma una condicio sine qua non è quella del campionato di appartenenza dal momento che vorrebbero partire soltanto dalla serie D per coniugare un progetto basato sui giovani come il modello Lodigiani imponeva nei tempi dorati. Altro nodo da scioglere, oltre ovviamente a quello dello stadio, sarà quello del nome dal momento che il marchio è in mano a Malvicini ed è dunque da escludere un riferimento diretto al nome Lodigiani. Ad oggi dunque la situazione è poco più di un'idea primordiale, ma la macchina si è messa in moto e così   come la storia sarà difficile fermarla.
 

Dall’ultimo Comunicato Ufficiale FIGC Lazio
 
Si da atto che la società LODIGIANI CALCIO previa rinuncia al Campionato di competenza, ha avanzato istanza al fine di conservare la matricola assegnata e l’anzianità di affiliazione maturata per partecipare al Campionato di Terza Categoria Under 18 con mantenimento del vincolo per i calciatori in età per tale campionato.

 
 
Raaaahhhhhhhhhhhhhhh!!!!!!!!!!!!!!!!!! Uaaaaaaaaaahhhhhhhhhhhh!!!!!!!! Delirio! Pazzia! Queste notizie, se non si stesse consumando un dramma in piena regola, sarebbero delle barzellette! Cazzo,  è da poco che ho fatto una battuta: “Mo che è venuto fuori Longarini prima o poi risbucheranno fuori pure quella della Cisco”! Chiamatemi Nostradamus, anche se non mi aspettavo tempi così brevi! Lavoro “sotto traccia” dice il buon Luca Lo Iacono, quello che starebbero facendo il “dream team del calcio romano”, Tulli e Cionci per ricreare la Lodigiani! In effetti giusto così si può definire il loro lavoro, visto che stanno risbucando fuori come i sorci dalle fogne (cit. “Voce in Capitolo” numero 8)! Non so cosa dire: roba del tipo: “ma questi non hanno ancora capito? Ancora così stanno? Mandano le lettere alle istituzioni, ma non sanno che è con NOI che devono fare i conti? La Lodigiani è “roba nostra”. Anzi, dico di più: la terza squadra di Roma è “roba nostra”. Finisce l’Atletico Roma? Si pensa a ricostruire la Lodigiani, mica l’Atletico o peggio ancora la Cisco! E bravo sempre Lo Iacono, che dice che la Lodigiani è come “Misery”: non deve morire! Ma, sempre per citare Stephen King a me Cionci e Tulli, il “dream team”( manca solo il jolly Appetiti che tanto risbucherebbe fuori alla grande al momento giusto) fanno pensare piuttosto ad IT, o a “Desperation”. Eppure il nostro ultimo comunicato, che i Tulli hanno sicuramente letto diceva: “Questa è la triste realtà di cui oggi prendiamo atto: progetti che non si sono riusciti a portare avanti per ostruzionismo legato a puri interessi economici, personaggi che si sono sempre riciclati nel calcio che continuano a creare la devastazione totale ovunque passano, una storia tremenda come la nostra che non ha insegnato nulla a nessuno, una Lodigiani che vede di fatto la propria sparizione proprio nell’anno in cui avrebbe dovuto festeggiare i suoi 40 anni di esistenza”. Possibile che a questi non siano fischiate un minimo le orecchie? Va ricreato un terzo polo calcistico romano, e, visto che ogni alternativa è inutile, si deve chiamare LODIGIANI. E’la storia che lo esige. Ma a ricrearla dovranno essere personaggi NUOVI, e non riciclati come la carta. Serve un controllo del marchio da parte dei tifosi e di chi tiene alla Lodigiani, il resto sono chiacchiere. Basta cazzate. Tulli e Cionci possono scrivere lettere a tutte le istituzioni che vogliono, per quanto mi riguarda possono scrivere anche al Papa o ad Obama, ma alla fine i conti li dovrebbero fare con noi, e non si devono azzardare minimamente a fare riferimenti alla Lodigiani. Vogliono rifare la Cisco? Si accomodassero, tanto farebbe la fine della precedente. Vogliono chiamarla Sporting Roma, Mens Sana Roma, Capitolina Roma, Gladiatori Roma o come gli pare a loro? Sempre la stessa fine faranno, perché ogni tentativo dovrà fare i conti con due fattori di non poco conto: storia e tradizione. Il resto è aria fritta. Mi verrebbe da dire “meno male che è Malvicini ad avere il marchio”. Ma non è così. Purtroppo Malvicini negli ultimi 11 anni il marchio Lodigiani non lo ha più saputo gestire. Ne ha tenuto il possesso come un genitore attaccato morbosamente al figlio, ma ha sbagliato. A Settembre, quando lo vedrò, non esiterò a dirglielo. Insisto: la gestione del marchio è ora che passi di mano, ma non a parvenu e riciclati, ma a gente affidabile. Nuova. Aria fresca. Stile Lodigiani, immagine pulita. A proposito di stile, almeno un commento lo merita ciò che ha fatto la Lodigiani con la propria squadra Juniores: è stata iscritta una squadra in serie Zz, ovvero la terza categoria under 19, che teoricamente dà l’accesso in Seconda, de facto è solo una maniera, peraltro poco pulita, di non svincolare i ragazzi Juniores. Noi valuteremo anche questa situazione, se io fossi uno dei giocatori che non riescono a svincolarsi non scenderei in campo. Un’umiliazione per loro, un’umiliazione per i 40 anni della nostra storia. Ma del resto, loro in fatto di calcio la sanno Longa, pardon lunga (scusa Roscio ti ho fregato la battuta). Delirio!


Alla fine solo la storia vince sempre

 
19 Giugno, sfuma il sogno dell’Atletico Roma, niente serie B, passa la Juve Stabia. Non regge più l’alibi che l’Atletico non è più la Cisco, che i Ciaccia hanno cambiato i colori sociali, che hanno rotto un pò col passato (più che altro quello scomodo dell’era-Tulli), e che, si dice, abbiano persino provato a ridare alla squadra il nome Lodigiani. E’vero, l’Atletico non possiamo odiarlo quanto abbiamo odiato la Cisco, può non stare neanche in grande antipatia, eppure, oggi come col Taranto, abbiamo gufato tutti Atletico Roma. Nessuno escluso. E credo sia un dato di fatto che ora stiamo godendo. L’Atletico Roma in serie B. No, sarebbe stato troppo. Perché è la Lodigiani la terza squadra di Roma, perché potevamo, dovevamo stare noi al loro posto, perché loro sullo scudetto si fregiano di quel 1972 che non gli appartiene, perché loro vorrebbero festeggiare i 40 anni di storia. Ma dove e come, se non ne hanno neanche uno, di anno di storia?
 
L’Atletico Roma non è calcio, ma è denaro, potere e politica. Prendiamo la famiglia Ciaccia. Un passato nel Fregene Calcio, anche lungo, e se non sbaglio pure al Maccarese. Imprenditori edili, i fratelli, di un certo rilievo. Ma poi si allargano oltre il litorale di Roma Nord, il lavoro ingrana, arrivano gli agganci giusti, quelli che ti fanno lavorare per davvero, e loro entrano nella società che comanda, quella che conta. E allora non basta più un Fregene Calcio per rappresentarsi, serve di più, serve il salto di qualità anche nel calcio. C’è la Cisco che sta finendo, e allora ecco l’acquisto, con un’idea: cambiargli un nome inglorioso, fare una squadra vincente, e soprattutto, far diventare il Flaminio un salotto della politica che conta. L’Atletico non fa propaganda di proselitismo come la Cisco, ai loro dirigenti basta riempire la tribuna autorità, facendola diventare il settore più caldo dello stadio, chiaramente escluso il settore ospiti quando hanno ammesso i sostenitori non tesserati. Nella tribuna del Flaminio si discute di politica e altri affari, il calcio è solo uno sfondo, un valore aggiunto, anche se la squadra ha il dovere di rappresentare l’immagine vincente dei loro padroni. Una squadra che ha il figlio di Previti come secondo in panchina ricorda molto la squadra libica in cui giocava il figlio di Gheddafi, un’altra situazione, certo, ma i meccanismi sono gli stessi. Nel calcio, come nell’edilizia, come qualsiasi cosa in questo Paese.
 
Una volta, una terza squadra di Roma, in lotta per la B, avrebbe attirato una folla immensa. Per Lodigiani – Salernitana, che peraltro era una semifinale, ci volle l’Olimpico, spettatori romani oscillanti tra i 5000 e i 7000. Non di certo i meno di 500 al Flaminio (ospiti esclusi) col Taranto o i 7-800 di oggi con Stabiesi e gufi vari infiltrati a scrocco in tribuna coperta. Storie diverse, calcio diverso.

Certo, qualche analogia tra la Lodigiani di ieri e l’Atletico Roma c’è. Non c’è dubbio che anche la Lodigiani ha scalato qualche categoria con l’acquisto di un titolo, che anche la Lodigiani ha goduto di agganci potentissimi e di favori, e che rappresentava una grande, grandissima industria italiana, di quelle che oggi mancano e che rimpiangiamo. Il resto è tutto diverso. Il titolo preso dalla Lodigiani poi, era quello della Maiacat, squadra aziendale che aveva già deciso di togliere baracca e burattini. La Lodigiani non era neanche la sola squadra aziendale di allora, ve ne erano tante in Promozione a girone unico (l’attuale Eccellenza, e vincendo si andava in serie D): Tor Sapienza Voxon, Golagomma, Stefer, Sigma Tau, Forgav, Assiroyal, Bancoroma, Acotral, solo per citare quelle che la Lodigiani ha affrontato negli anni del dilettantismo. Perché il dilettantismo di allora non era solo squadre di paese o quartieri, ma veri e propri dopolavori, peraltro ben organizzati a livello sportivo. Ma la Lodigiani, rispetto a quelle squadre, e, soprattutto, rispetto all’Atletico Roma, ha sempre avuto un qualcosa in più: ha avuto la passione di gente competente alle spalle, ha iniziato dal basso, dai tornei aziendali, per poi scalare le categorie, anche se, prima di farlo, ha calcato campacci di terra a non finire. Così come era un campaccio l’allora Francesca Gianni , in terra, tra le campagne. La Lodigiani lo prese in gestione e lo fece diventare il centro che oggi conosciamo. Il quartiere è diventato parte sempre più integrante del progetto, fino a diventare un tutt’uno con la squadra. Passione poi allargata ai quartieri limitrofi e a Roma intera infine. E già dagli anni della Promozione la Lodigiani gettava le basi del “modello Lodigiani”, con un’attenzione totale a tutte le squadre del settore giovanile. Altro che squadra aziendale che campa solo con le rendite dei propri finanziatori. La Lodigiani Costruzioni finanziava, inutile negarlo, e anche grazie a quei soldi, e a quegli agganci, è cresciuta. Ma per il resto ha fatto tutto da sé, combattendo contro realtà altrettanto potenti. Poi anche quando la Lodigiani è entrata nell’Olimpo dei professionisti ha continuato a riempire le tribune non più del Francesca Gianni, ma dello stadio Flaminio. Un idillio assoluto, che ha avuto il culmine nel già citato spareggio del Giugno’94 contro la Salernitana. Poi la Lodigiani ha perso parte del suo pubblico, comunque numeroso in partite di cartello o play out, ha traslocato spesso al Tre Fontane, ha perso parte del suo appeal, ma fino al 2004 a Roma è stata una realtà assoluta, costruita con sforzi devastanti e sacrifici a non finire. E allora cos’è l’Atletico Roma? E’ il nulla, è lo specchio della società di oggi, dove puoi avere tutto se puoi comprare tutto, se hai gli amici nei posti che contano. E’il calcio di chi non ha né radici né tradizione, e di conseguenza, neanche un futuro. E’ un calcio che anche la gente non comprende più. I numeri di spettatori avuti quest’anno dai biancoblu sono stati agghiaccianti, una squadra seconda con 100 spettatori al Flaminio è imbarazzante, così come i play off senza praticamente un seguito, tribuna autorità esclusa, qualche ingenuo, e qualche noto pagliaccione a pagamento. Almeno alla gente questo calcio, sempre più lontano dalla vita di tutti i giorni, non piace.
 
Eppure loro oggi, hanno perso, e forse era naturale così. Avrebbero perso anche salendo in B, con un contesto simile. Perché alla fine è solo la storia a vincere, e quella non piomba dal nulla. Va costruita giorno dopo giorno.
 
L’auspicio è che la Lodigiani si riappropri della sua storia, perché è vera, sana e autentica. Perché in qualche maniera è sopravissuta al ciclone che si è abbattuto su di lei 8 anni fa e ora può guardare al futuro. Sperando che chi la guida abbia un minimo di coscienza di ciò che la Lodigiani è, con la sua incredibile storia. Il calcio ha bisogno di una nuova, vera, favola Lodigiani.


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L'unico momento di gloria della Cisco, se così si può dire, è stato proprio nell'ora della sua morte…un sin troppo generoso destino per una squadra che mai doveva esistere e che  persino i Ciaccia stanno rinnegando, visto che ora partiranno col nuovo progetto dell'Atletico Roma con nuovi colori sociali e abbandonando (speriamo) la pretesa di essere nati nel 1972. Ciò nonostante non mancano le note stonate, e ci riferiamo a chi continua sulla carta stampata a parlare di eredità tra Lodigiani e Cisco facendo paragoni improponibili tra le due società. Prendiamo per esempio l'articolo a piena pagina di Tiziano Pompili (?) sul Messaggero di oggi…sembra che a salire sia stata la Lodigiani…che oltre ad essere nominata 5 volte in un articolo, vede il suo nome accostarsi ad una situazione completamente estranea alla società di via della Capanna Murata…forse il giornalista in questione non è molto informato sulla storia calcistica della capitale, o più semplicemente scrive in malafede (con tutto che il portafoglio dei Tulli si è serrato da tempo e i Ciaccia non hanno interesse a prendersi ciò che non è loro)…come si può continuare a scrivere che la Lodigiani è di fatto la Cisco? Che la Cisco è nata dalla fusione di Collatino e Lodigiani? Che Ciofani è l'alter ego di Toni? Ma questo è fantacalcio, sono corbellerie dell'altro mondo! Strano tutto ciò, perché il Messaggero ha pubblicato, pochi giorni fa, un bell'articolo proprio sul ritorno della Lodigiani (lo trovate anche sulla prima pagina di http://www.lodigianistilecasa.net). Ritenendo improponibile una rettifica da parte del giornalista (?), dovrebbe essere la società Lodigiani stessa a farsi sentire presso le redazioni dei giornali che continuano a scrivere una storia calcistica completamente inventata, pertanto sarebbe necessario che la nostra società alzi, dopo anni di silenzio, la voce, e coi mezzi opportuni a disposizione, tuteli la propria immagine…anche perché internet non è ancora a portata di tutti per conoscere la verità, e certi articoli del cazzo possono essere persino creduti. Alla società conviene procedere come sto dicendo, altrimenti poi nessuno si meravigli se la gente porterà i propri ragazzi alla Cisc…..ops, all'Atletico Roma pensando che sia la vera Lodigiani! Per paradosso anche la neo Atletico Roma, se vuole veramente rinnovare la propria immagine, dovrebbe letteralmente abbandonare ciò che la Cisco ha creato, e chiedere anch'essa, se non altro, almeno una rettifica. Noi al più presto ci faremo sentire, chi di dovere faccia lo stesso.


BYE BYE CISCO

In questi giorni si sta concretizzando una situazione che già avevamo saputo da mesi, grazie ad una fonte che poi si è rivelata attendibile: i fratelli Ciaccia, gente che evidentemente non ha ereditato l'idiozia dei propri predecessori, ha indetto sul proprio sito un referendum per rinominare la squadra. I Ciaccia non avevano più interesse a chiamare la squadra Cisco,  hanno provato a contattare la nostra dirigenza per ridare il vecchio nome alla società biancorossa (e anche se il tentativo si è concluso con un nulla di fatto va comunque il nostro apprezzamento per l'intento, segno evidente che chi sa fare calcio conosce la vera storia del calcio capitolino), ed infine ha deciso di indire un referendum che secondo me è solo di facciata, visto che negli ambienti del calcio romano già si sa che da tempo che si è deciso il nome Atletico Roma, che è appunto fra quelli proposti, tutti talmente succulenti che quasi quasi anche noi faremo una votazione. I nomi proposto sono:

– Atletico Roma (vincitore designato)
– Roma Capitale (AVE!)
– Parioli Roma (uargh!)
– Urbe Capitolina (strauargh)
– Roman FC (impraticabile perché riprende uno dei nomi storici del calcio romano, squadra che ha cofondato l'AS Roma e squadra anche presente in seconda categoria laziale)
– Viene comunque lasciata libertà di proporre un nome alternativo (e qui sarei curioso di sapere quanti ignari votanti hanno scelto Lodigiani!)

Comunque, a parte questa nota di colore, quello che conta è che i Ciaccia ci hanno liberato da un grosso peso. La squadra più antipatica d'Italia se ne sta andando! Bye bye senza nessun rimpianto!